VII. Maria e la spiritualità cristiana

 

CAPITOLO IX

 

"DIMENSIONE MARIANA" DELLA SPIRITUALITA’ CRISTIANA

1. Fondamenti biblbici e teologici

2. Università e dimensioni storiche

3. Principi e rinnovamento

 

1. Fondamenti biblbici e teologici

 

1.1. Fondamenti biblici della "dimensione mariana" della spiritualità cristiana

La spiritualità cristiana è sostanzialmente una vita nello Spirito (Gal 9,18) e animata dallo Spirito (Rm 8,2-14) che ci unisce a Cristo e ci conforma progressivamente a lui e in lui ci trasfigura (Rm 8,29; 2Co 3,18) e porta a pienezza la nostra condizione di figli adottivi del Padre. (1Gv 3,1-2; Ef 1,5; Gv 1,12). Questa vita nello Spirito ha inizio nel battesimo ed è vissuta nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Essa è dunque una vita trinitaria, ecclesiale e sacramentale. In questo processo che trasforma il discepolo in un altro Cristo, qual è il ruolo di Maria? Quali sono i fondamenti biblici di esso e le sue peculiari espressioni?

Secondo Giovanni Paolo II, la "dimensione mariana" della spiritualità cristiana trova la sua origine nel rapporto interpersonale di indole materna – filiale che intercorre tra la Madre di Gesù e ciascuno dei suoi discepoli e che costituisce una relazione unica e irrepetibile tra loro (RM 45). Fondamento di questa relazione sono le parole dette da Gesù nell’ora della Croce a sua Madre: "Donna ecco il tuo figlio" e al discepolo: "Ecco la tua madre" (Gv 19, 26-27). Queste parole determinano il posto di Maria nella vita dei discepoli di Cristo e manifestano il motivo della "dimensione mariana" della loro vita spirituale. Questa maternità è un dono di Gesù ai suoi discepoli e attraverso di essi, ad ogni uomo che lo accoglie come Salvatore e Redentore. La profondità di questo rapporto si esprime attraverso l’affidamento e l’accoglienza, ambedue di natura biblica: accogliendo la madre, come Giovanni, tra le sue cose proprie, il discepolo la introduce in tutto lo spazio della sua vita interiore, cioè nel suo io umano e cristiano. L’affidamento è la sua risposta all’amore della madre ed esprime proprio la "dimensione mariana" della vita del vero e autentico discepolo di Cristo.

1.2. Fondamenti teologici della spiritualità mariana

I teologi indicano molteplici ragioni per affermare che la "dimensione mariana" è un elemento intrinseco alla spiritualità cristiana. Essi sono:

- il ruolo essenziale che la Vergine ha svolto nei confronti di Cristo di cui è vera madre e generosa cooperatrice nell’opera della salvezza;

- la maternità spirituale nei confronti dei discepoli, verso i quali svolge una funzione di generazione, nutrimento, educazione e crescita, fino a che essi raggiungano la perfetta conformità a Cristo; maternità, quindi, nell’ordine della grazia che non può essere considerata una funzione simbolica o accessoria;

- la regalità materna nei confronti della Chiesa e dei singoli discepoli che ella svolge sullo stile del Signore, quindi non come espressione di potere, ma come segno d’amore, espressione di misericordia, motivo di costante intercessione;

- il suo valore esemplare perché in lei sono presenti tutte le virtù e gli atteggiamenti che formano il sostrato della spiritualità cristiana così come è proposta dai Vangeli, quali la perfetta conformazione a Cristo e il docile assenso alla voce dello Spirito;

- la relazione con la Chiesa molteplice e strutturale per cui quest’ultima le è somigliantissima tanto che i suoi tratti essenziali, come affermano molti teologi, derivano proprio da Maria;

- la costante memoria che la Chiesa fa della Vergine nella Liturgia, non solo ricordando gli eventi salvifici a cui prese parte, ma celebrando con lei e come lei i sacri misteri.

2. Università e dimensioni storiche

2.1. Universalità e dimensioni storiche della spiritualità mariana

La "dimensione mariana" intesa come espressione dei reali rapporti esistenti tra la Madre del Signore e i discepoli, vissuta in prospettiva trinitaria, ecclesiale e sacramentale, che orienta verso il prossimo in quanto radicata nell’evento – Cristo precede, in certo senso, il mistero stesso della Chiesa, è prioritaria nei confronti di altre specificazioni sorte lungo i secoli (es. monastica, francescana, ecc.) ed ha il carattere dell’universalità e dell’obbligatorietà, in quanto l’affidamento del Calvario a cui fa riferimento, appartiene al nucleo centrale della salvezza e della Rivelazione, avviene nel compimento dell’Ora suprema ed è posta da Cristo quale fondamento e specificità della Chiesa, rappresentata sia dalla Madre che dal discepolo, nel momento in cui essa nasceva.

Lungo il corso dei secoli la "dimensione mariana" della spiritualità cristiana ha assunto diverse forme espressive, secondo la teologia e la cultura delle varie epoche e l’aspetto e la forma della Madre del Signore che venivano messe in rilievo. Ecco alcune di tali forme espressive:

1.3.1. L’imitazione

Essa implica il riconoscimento del valore esemplare, unico e universale della Vergine in ordine a una genuina vita discepolare e si attua in un costante sguardo alla sua santità che conduce il fedele, oltre a comprendere più profondamente la sua figura e la sua missione, anche ad assumere le sue virtù evangeliche come costante modello. Quest’aspetto fu coltivato soprattutto nei primi secoli della Chiesa, a cominciare da Origene (+253), Sant’Atanasio (+373), S. Gregorio di Nazianzo (+390), S. Gregorio di Nissa (+392), Sant’Ambrogio (+397), S. Girolamo (+419), Sant’Agostino (+430). Essi elaborarono una solida dottrina soprattutto sui rapporti delle vergini consacrate e Maria che venne pertanto ad esse proposta come modello delle vergini e specchio di ogni virtù.

1.3.2. Il Servizio

Esso deriva dalla consapevolezza della dignità trascendente di Maria, Signora e Regina, in quanto Madre di Cristo, Signore e Re della gloria e consiste nel dono di sé a lei, dono libero, perenne, amoroso e lieto, in vista di servire più perfettamente il Signore e di ottenere la sua protezione soprattutto nell'ora del pericolo. In Occidente trovò uno dei suoi massimi assertori in Sant’Alfonso di Toledo (+667), seguito poi da molti altri santi e personaggi insigni della Chiesa tra cui papa Giovanni VII (+707) che si proclama "servus sanctae Mariae"; Alcuino (+707); S. Fulberto di Chartres (+1028); Sant’Odilone di Cluny (+1049); S. Pier Damiani (+1072), la cui pietà e dottrina mariana domineranno tutto il secolo XI; S. Bernardo di Chiaravalle (+1153), che si rivolge a Maria come "indegno servo alla sua gloriosa e misericordiosa Singora" e un’infinità di altri, tra cui fondatori di Ordini Religiosi come i Sette Santi Fondatori i quali, per amare Dio, si misero al servizio della Vergine Madre e vollero chiamarsi "Servi di Santa Maria". Innumerevoli testi esprimono la gioia e l’onore di servire la Regina del cielo e la fiducia nel suo aiuto per liberarsi dalla schiavitù del peccato e progredire sulla via della santità.

1.3.3. La consacrazione

Essa implica il dono totale di sé – mente, anima, corpo e tutto l’essere – alla Madre di Dio, accompagnato da una costante memoria di lei che, nel tempo, nel tempo diventerà una struttura portante della spiritualità mariana nella Chiesa. Essa, già attestata da S. Giovanni Damasceno (+749) ricevette nel XVIII secolo ad opera di S. Luigi Grignon da Montfort (+1716), un orientamento marcatamente cristologico e battesimale. La consacrazione, ancora molto diffusa e oggetto di numerosi testi magisteriali di Giovanni Paolo II, viene oggi meglio indicata come "affidamento".

1.3.4. L’oblazione

Essa si ispira al "fiat" di Maria (Lc 1,38) nel mistero dell’Annunciazione – Incarnazione; comporta il riconoscimento della Madre di Dio come Signora, Padrona, Avvocata, Modello esemplare di vita cristiana; si esprime nell’offerta a lei del proprio amore; trova, nell’unione con lei, il mezzo per vivere nella Chiesa, con prospettiva sacramentale, la fondamentale consacrazione a Dio. L’oblazione è tipica delle Congregazioni mariane, un movimento laico sorto nel XVII secolo per iniziativa della Compagnia di Gesù.

1.3.5. La schiavitù

Essa sorse verso la fine del XVI secolo in Francia in ambienti francescani e trovò buona accoglienza da parte di santi e maestri di vita spirituale come Louis Jobert (+1719), Henri-Marie Boudon (+1702), il card. Pierre de Bérulle (+1629) e ancora S. Luigi Maria Grignon da Montfort (+1716) che, con la sua chiarezza di dottrina e la sua santità di vita, assicurò alla schiavitù mariana un duraturo successo. Essa si esprime nell’offerta volontaria e radicale di sé stessi e della propria libertà alla Madre di Dio, è caratterizzata da un forte orientamento teocentrico e induce il fedele a spogliarsi dell’uomo vecchio per rivestirsi dell’uomo nuovo in Cristo.

1.3.6. La vita mariaforme

Sorta nel XVII secolo nell’ambito della famiglia carmelitana ad opera della mistica Marie Petyt (+1667) terziaria del Carmelo e figlia spirituale del Ven. Michele di Sant’Agostino (+1684) che la diffuse e interpretò teologicamente, consiste essenzialmente nel coniugare l’amore filiale verso Dio con quello egualmente filiale verso la Vergine Maria, per cui i figli compiono quello che ad entrambi risulta di gradimento e si sforzano di avere sempre il loro occhio rivolto a Dio e alla sua santissima Madre.

1.3.7. la spiritualità cordimariana

Essa si diffuse nel XIX secolo soprattutto ad opera di Sant’Antonio Maria Claret (+1870) e consiste nel fissare lo sguardo sul Cuore Immacolato di Maria, simbolo della sua persona e interiorità, della sua fedeltà alla Parola e all’azione dello Spirito.

 

1.3.8. L’amore filiale e l’alleanza con Maria

Essa fu propagandata dal fondatore della Società di Maria, P. Guglielmo Chaminade (+1850). Nell’amore filiale viene introdotta una prospettiva originale: l’impegno di amare Maria con lo stesso amore con cui l’amò Gesù e dunque il nostro è un prolungamento dell’amore che Gesù ha per sua madre. Nell’alleanza con Maria, viene assunta a modello la categoria dell’alleanza biblica tra Dio e il suo popolo (Es 19, 5-6-): i figli hanno scelto Maria come madre ed ella li ha scelti come sua particolare famiglia. L’alleanza è frutto di una libera scelta per cui il religioso marianista emette anche un "voto di stabilità" che lo costituisce in modo perenne e irrevocabile nello stato di servire Maria, dedito all’attività apostolica in favore dell’instaurazione del regno di Cristo e della diffusione della conoscenza e dell’amore di Maria.

1.3.9. La chiragogia e "accompagnamento per mano"

E’ la spiritualità vissuta da S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Partendo dalla profonda spiritualità carmelitana che riconosce in Maria il vero modello, la madre, la regina, la sorella di ogni membro della famiglia carmelitana, Edith Stein sottolinea la "presenza accanto" di Maria, il suo tenero accompagnare mano con mano la figlia verso Cristo e la sua Croce. Per Edith Stein la "dimensione mariana" consiste nell’affidarsi alla Vergine, porsi sotto la sua guida, lasciandosi condurre dolcemente da lei, come da una compagna di viaggio.

2.2. Spiritualità mariana e movimenti ecclesiali

Non pochi movimenti ecclesiali contemporanei, spesso laici e a prevalente impegno apostolico, hanno un’esplicita spiritualità mariana. Impossibile annoverarli tutti. Eccone alcuni dei più significativi e diffusi nella Chiesa:

1.4.1. L’opera di Schönstatt

Fondata da P. Joseph Kentenich (+1968) si diffuse come movimento apostolico mariano, dedicato a Maria, madre e regina, Ter amabilis. La spiritualità dell’opera consiste in un patto d’amore che il cristiano fa con Maria sicuro che, con l’aiuto di lei e l’imitazione delle sue virtù, imboccherà la via che conduce a crescere nell’intimità con Cristo e attraverso Cristo, sotto l’influsso dello Spirito Santo, nella comunione con il Padre. La formula coniata da P. Kentenich e che ispira questa spiritualità è: "Per Mariam ad Jesun; per Jiseum cum Maria in Spiritu Sancto ad Patrem"

1.4.2. La Milizia dell’Immacolata

Fu fondata da San Massimiliano Kolbe (+1941) ed è un movimento apostolico spiccatamente mariano dove, con particolare enfasi, viene sottolineato il mistero dell’Immacolata Concezione che, nella visione del fondatore, costituisce la ragione dell’essere e dell’agire della Madre del Signore. Le note dominanti di questa spiritualità sono: la totale consacrazione all’Immacolata, per cui il milite la supplica di accettarlo come cosa e proprietà sua e di fare di lui, di tutte le sue facoltà, della sua vita e della sua morte, ciò che a lei piace; un atteggiamento di amore e servizio "cavalleresco" di cui il segno esterno è la medaglia miracolosa.

Negli anni della maturità, la consacrazione di P. Kolbe assume lineamenti genuinamente mistici per cui l’unico ideale è considerato quello di lasciare Maria prendere possesso del cuore e dell’essere del suo milite, in modo che ella operi in lui e per mezzo di lui; che ella ami Dio con suo cuore e che egli le appartenga senza alcuna restrizione.

1.4.3. L’Opera di Maria (Focolarini)

E’ il titolo volutamente mariano del Movimento dei focolari fondato nel 1943 a Trento da Chiara Lubich. Caratteristiche essenziali del Movimento sono: il riferimento obbligatorio alla Sacra Famiglia, perché ogni "focolare" prolunga in qualche modo la realtà della casa di Nazaret, con Gesù centro della vita familiare, sociale e spirituale; la lettura attenta del travaglio della Chiesa e del mondo con gli occhi di Maria da cui deriva, come conseguenza, la passione per l’unità dei cristiani e la condivisione del dolore dell’umanità; il "vivere Maria" che significa: far tacere la creatura che è in noi per ascoltare con Maria la voce dello Spirito; rispecchiare le virtù della Vergine; prolungare la sua missione di dare Gesù al mondo.

 

3. Principi e rinnovamento

3.1. Pericoli da evitare e principi perenni della "spiritualità mariana"

La spiritualità mariana o la "dimensione mariana" della spiritualità cristiana, è un fatto suscitato dallo Spirito Santo che ha recato utilità alla vita della Chiesa. Perché essa conservi la sua attualità e vitalità e venga compresa nella sua biblica, teologica ed ecclesiale pienezza, è necessario che nelle sue varie espressioni sia evitato il pericolo di:

- cadere nel particolarismo o in una depauperata visione unilaterale del mistero di Maria;

- sopravalutare ciò che è ritenuto un mezzo, facendolo assurgere alla categoria di quasi – fine;

- stabilire ingiustificabili e inutili paragoni con le altre espressioni di spiritualità mariana;

- ridestare controversie, mai del tutto sopite, tra la via della pura interiorità e il cammino del rito liturgico per giungere all’esperienza di Dio.

Le genuine espressioni della spiritualità mariana, al contrario, pur nella fedeltà alla propria specificità, restano aperte ai grandi principi della spiritualità cristiana che sono:

- l’esemplare valore della Parola di Dio per l’acquisto della sapienza e della conoscenza del progetto salvifico di Dio;

- la celebrazione della liturgia quale memoriale della salvezza di Cristo, dove il discepolo si trasforma veramente e progressivamente in lui;

- la docilità alla voce dello Spirito che vive nel cuore del discepolo e ne conforma la vita con la grazia;

- l’amore alla Chiesa, primizia del regno, dove ogni membro è cittadino dei santi e familiare di Dio e fruisce dell’amore sponsale di Cristo;

- la passione per l’unità della Chiesa.

3.2. Urgenza e necessità: rinnovare il linguaggio

Un problema attuale che riveste il carattere dell’urgenza, è quello di rinnovare il linguaggio della spiritualità mariana per evitare che esso dia luogo a fraintendimenti e incomprensioni. Per questo motivo è quanto mai necessario:

- incoraggiare i tentativi fatti dalle istituzioni direttamente interessate di riformulare i termini dissueti di alcune forme della spiritualità mariana. E’ il caso, ad esempio di "schiavitù" usato per denominare una donazione radicale e fedele a Maria o "cosa", "proprietà", "strumento" per indicare la disponibilità al servizio della Vergine, tutti termini difficilmente accettabili da una sana cultura contemporanea e poco consoni alla proclamata dignità della persona;

- accogliere l’invito dei teologi ad un uso sorvegliato dell’espressione "consacrazione a Maria" in quanto la consacrazione, a rigor di termini, in quanto donazione totale, irrevocabile e perenne, ha per destinazione solo Dio. Essi consigliano meglio il termine di "affidamento a Maria" che tra l’altro, come abbiamo visto all’inizio, ha un solido fondamento biblico.

- vegliare perché, nelle espressioni che vengono usate, non si tenti di attribuire all’azione di Maria, effetti di grazia che sono propri dello Spirito Santo. Ad esempio, la progressiva trasformazione del fedele in Cristo e essenzialmente opera del Pneuma divino, anche se la Vergine, nei limiti della sua sfera di azione, agisce in piena sinergia con lo Spirito.

3.3. Conclusioni

L’esistenza di una "dimensione mariana" della spiritualità cristiana o di una "spiritualità mariana" nella vita della Chiesa è un fatto incontestabile. Ma perché ne appaiano sempre più nitidi la natura e i contorni, è necessario:

- procedere a studi più approfonditi sulle origini, lo sviluppo storico, la struttura e i contenuti teologici;

- mettere in evidenza che la spiritualità mariana è solo una "dimensione" o un aspetto dell’unica spiritualità cristiana;

- rivalutare l’orizzonte trinitario in cui essa agevolmente si muove e soprattutto la sua profonda radice pneumatologica;

- evitare ogni visione unilaterale del mistero mariano e superare ogni frammentazione nella vita ecclesiale.

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