IX. Maria e la teologia contemporanea

 

CAPITOLO XI

 

LA MARIOLOGIA DI ROMANO GUARDINI E DI KARL RAHNER

1. Maria paradigma del mistero cristiano e della teologia

2. Antropologia e svolta antropologica in teologia

3. Antropologia e mariologia di romano guardini

4. Antropologia e mariologia di karl rahner

 

 

1. Maria paradigma del mistero cristiano e della teologia

1.1. Maria segreto e mistero ineffabile difficile da esprimere

Maria è la chiave della teologia cristiana. Questa chiave è stata perduta: fra il secolo XVII e il XIX la "mariologia delle glorie" l’aveva resa irreale e artefatta; dopo il Concilio Vaticano II la critica teologica l’ha ridotta a uno scheletro o a un ectoplasma. La verità storica è stata relegata tra i miti; il femminismo si è scagliato contro la condizione della Vergine – madre considerata un modello irrealizzabile e usata come spauracchio dal radicalismo clericale per umiliare le donne e portarle alla disperazione; l’esegesi americana ha ridotto Maria alla condizione di discepola, una trasposizione incontestabile ma paradossale, poiché di fatto Gesù non ha incluso nel gruppo delle discepole che lo seguivano (Lc 8,1-3) sua madre, che si inserisce in un’altra progenie biblica, come la Figlia di Sion, personificazione ultima del popolo di Dio e madre del Signore. Il mistero, dunque, umile e folgorante di Maria è misconosciuto; disorienta come i mille bagliori di un diamante dalle mille sfaccettature; le sue contraddizioni sconcertano, poiché Maria è serva e regina, madre di Dio ma anche la più umile delle creature, disarmante per la sua semplicità così come per la sua ricchezza, per la sua pochezza in quantità e sconfinata ricchezza in qualità. Oggi molti si chiedono: come esprimere questo mistero di Maria? Come trovare le parole giuste per esprimere in realtà l’ineffabile?

1.2. Maria "Paradigma" del mistero cristiano e della teologia

René Lautentin definisce Maria "Paradigma della teologia cristiana", cioè vede in Maria un "modello rivelatore" del mistero cristiano, perché Essa getta una luce significativa su ogni punto della Rivelazione, dall’incarnazione all’escatologia e realizza in modo ineguagliabile tutti i valori cristiani: fede, carismi, verginità, maternità, umiltà, centuplo evangelico, ecc. Chi misconosce Maria non comprende più né Dio e né gli uomini, né il loro reciproco rapporto. Chi la ignora smarrisce il senso antropologico e teologico del cristianesimo, perennemente racchiuso nel rapporto uomo – donna in cui si è manifestata l’incarnazione del Figlio di Dio.

Dire che Maria è "Paradigma della teologia cristiana" vuol dire che Maria è un prototipo originale e specifico, rivelatore dell’esistenza stessa della teologia, dato che la teologia cristiana non è la scienza astratta di Dio in sé, ma è conoscenza di Dio salvatore e della sua relazione con gli uomini: è formalmente conoscenza di Dio incarnato e crocifisso per amore nostro. Ora la primissima relazione, la relazione fondamentale, che egli ha stabilito con noi uomini per salvarci, è la relazione con Maria sua madre: una relazione inesauribile secondo le dimensioni umana e divina. La relazione di ogni uomo con i suoi simili inizia con la sua molteplice relazione con la propria madre: costituzione del proprio corpo, ambiente di vita iniziale, prima esperienza dell’altro, primo contatto caloroso, prima comunicazione, prima persona ad essere riconosciuta per i suoi toni di voce, il volto, il sorriso, ecc. Tutto questo è avvenuto anche per il Dio fattosi uomo. La sua prima relazione con gli uomini è stata dunque una relazione materna prototipica e significante che è il culmine della creazione ed ha assunto in Gesù Cristo una dimensione divina perché la relazione materna di Maria sbocca nell’Infinito, nella trascendenza di Dio in persona. Fondamento di tutta la teologia è questo evento – relazione dell’incarnazione che è necessariamente e formalmente materna. Tutto il resto è solo la conseguenza e spesso i teologi lo dimenticano cadendo nell’astrazione. Se la teologia dimentica o elimina Maria, diventa manchevole, incompleta, oscura, aberrante.

1.3. Aspetti poliedrici di Maria "paradigma" del mistero cristiano

Dicendo che Maria è "Paradigma" si sottintende che essa è:

- modello: perché realizzazione adeguata dei progetti di Dio e quindi esemplare perfetto di ciò che Egli intende compiere nella Chiesa e nel mondo, di ciò che noi dobbiamo imitare;

- prototipo: cioè modello primigenio;

- archetipo: cioè antico, originario, anticipatore, dato che Maria è alla radice stessa di Cristo e del cristianesimo, che è indissolubilmente maschile e femminile sul piano antropologico.

Di che cosa Maria è "Paradigma"? Essa è paradigma:

- della santità preservata, colmata e splendente;

- della grazia come gratuità e come pienezza;

- della donna e della femminilità;

- della fede e della verginità;

- della maternità umana e divina e conseguentemente di tutte le virtù teologali e dei carismi di cui la maternità divina è formalmente il prototipo;

- della regalità di Dio come culmine della libertà e dell’onnipotenza dell’amore;

- del fine escatologico.

1.4. Necessaria conoscenza di Maria per comprendere il mistero cristiano

Maria è stata scelta da Dio per edificare la salvezza non su basi astratte, ma su basi vitali, semplici e personali. Dimenticando il ruolo di Maria, si oscurano le dimensioni essenziali della fede: il carattere personale, familiare, intimo della relazione di Dio con gli uomini e la povertà evangelica. Per questo motivo la conoscenza corretta di Maria è un antidoto contro le presunzioni e aberrazioni della sapienza dei sapienti. Essa ci sospinge oltre le filosofie non realiste, idealiste, critiche, soggettivizzanti che spesso sviano la teologia. Maria, essendo interamente relativa a Dio, rimedia a un’antropologia orfana di Dio; a una cultura delle scienze umane che trascura il Creatore; a un’acculturazione che dimentica di cristianizzare le culture; alla stessa morte di Dio, alla morte dell’uomo e alla morte della loro relazione necessaria, che travagliano oggi non solo il mondo ma la stessa teologia.

 

2. Antropologia e svolta antropologica in teologia

Il discorso introduttivo sull’antropologia e la svolta antropologica in teologia, è essenziale per comprendere la Mariologia di Guardini e di Rahner. Il loro insegnamento è, infatti, centrato sull’uomo e la mariologia parte dalla considerazione esistenziale della Vergine.

 

2.1. Le varie antropologie

Il termine "antropologos" fu adoperato già da Aristotele per designare colui che parla dell’uomo, ma solo dal XVIII secolo il termine "antropologia" viene usato come nome di un settore della scienza che studia "la storia naturale dell’uomo". In realtà questa restrizione non è giustificata, in quanto per comprendere l’uomo hanno anche una sempre maggiore importanza la psicologia, la sociologia, l’etnologia e la storia.

La molteplicità di informazioni parziali sull’uomo, esige una visione d’insieme che, secondo Kant, è compito essenziale della filosofia. L’antropologia "filosofica" è una disciplina filosofica specifica e relativamente autonoma che descrive l’uomo da vari punti di vista (rapporto con l’assoluto – confronto con il mondo animale – capacità di autoprogettarsi ecc.) e con diverse presupposizioni sistematiche (materialismo – positivismo – esistenzialismo – spiritualismo ecc.).

Inoltre l’antropologia ha anche rapporto con la storia delle religioni perché non soltanto le scienze o la filosofia, ma anche le religioni hanno una loro visione dell’uomo. Le religioni, concepiscono la figura dell’uomo come essere intermedio tra il mondo animale e la sfera della divinità, responsabile per il suo divenire, bisognoso di aiuti trascendenti, che possono essere meglio ottenuti in una sfera cultuale. Certo non tutte le religioni hanno una specifica antropologia: il Buddismo, ad esempio, non ha proposto alcuna dottrina sull’uomo e il suo insegnamento è stato sviluppato teoricamente nel senso di una antropologia dualistica sia individuale (l’uomo è un’anima che passa per vari corpi), sia cosmica (l’uomo è incorporazione dell’anima universale), sia come negazione della persona (esistono solo i fenomeni mutevoli e la liberazione consiste nella loro cessazione). Tuttavia tutte le religioni hanno una loro antropologia, in quanto almeno alcuni aspetti del fenomeno umano sono in esse maggiormente considerati e accentuati per specificare il rapporto dell’uomo con l’Assoluto.

2.2. L’antropologia in teologia

Le indicazioni fornite dalla Rivelazione sulla struttura dell’uomo, sul suo destino, sulle norme del suo agire, si possono chiamare "antropologia nella teologia", in quanto si procede partendo dalla Parola di Dio per mettere in evidenza quello che Dio ha detto sull’uomo. Le prime antropologie cristiane, furono composte con l’occhio rivolto a quelle precristiane. Tertulliano e Nemesio di Emesa, ad esempio, nel loro discorrere sull’uomo, sono tributari di una tradizione letteraria ellenistica; l’antropologia di Agostino ha rapporti inconfondibili con il platonismo e quella di Tommaso con l’aristotelismo

Nei padri dell’antropologia cattolica, riscontriamo due forme di antropologia:

a) un’antropologia statica e sincronica che descrive l’uomo quale appare nella sua costituzione essenziale nel momento della creazione. Tipico esempio è qui la "Somma" di Alessandro di Hales in cui la trattazione sull’uomo è divisa in tre parti: sull’anima, sul corpo e sul composto umano. Molto simile è anche il "De nomine" di Alberto Magno;

b) un’antropologia dinamica e diacronica che, nel racconto della storia della salvezza, spiega i vari aspetti del fenomeno umano come risultato di una sequenza di avvenimenti. L’uomo è qui rappresentato come immagine di Dio, creato, deturpato e restituito alla sua primigenia dignità dall’unica vera immagine di Dio che è Gesù Cristo. Questa prospettiva è frequente nei Padri ed è stata ripresa dal Vaticano II.

Non tutte le Chiese cristiane hanno l’identica antropologia:

- I Protestanti accentuano la tensione tra le esigenze di Dio nei riguardi dell’uomo e l’incapacità di questi nel seguirne le chiamate;

- Gli Ortodossi sottolineano invece l’ineffabile presenza dello Spirito concessa all’umanità per deificarla, presenza che non è negata e sottratta nemmeno al peccatore, perché il Verbo Incarnato è una luce che illumina ogni uomo e lo Spirito aleggia anche sopra l’umanità peccatrice;

- I Cattolici, tra il pessimismo protestante e l’ottimismo ortodosso, affermano nel peccatore la perdita, almeno parziale, dei doni soprannaturali e la permanenza della natura, anche se ferita dal peccato. E cioè mentre i primi lo dicono solo peccatore e gli altri portatore di Spirito poiché nessun uomo è completamente abbandonato da Lui, i cattolici affermano che nel peccatore rimane la natura buona però privata dei doni soprannaturali. Ortodossi e protestanti guardano in pratica all’uomo concreto (peccatore – tempio dello spirito), i cattolici all’uomo astratto (natura) prescindendo dal suo consenso reale alla concupiscenza (protestanti) e dalla sua parziale fedeltà agli impulsi dello Spirito (ortodossi).

2.3. La svolta antropologica in teologia

Fin dall’’800 i termini "antropologia teologica" o "antropologia soprannaturale" stettero ad indicare l’insieme sistematico delle affermazioni teologiche riguardanti l’uomo. Oggi invece essi indicano la dimensione stessa della teologia, l’aspetto più importante della scienza della fede il cui discorso è centrato e parte dall’uomo. Cioè mentre prima l’uomo veniva considerato una parte non significante nel contesto delle esposizioni della verità rivelata, oggi la teologia parte dall’uomo per comprendere la rivelazione stessa.

Quali furono le cause di questa sostanziale svolta? Sono diverse:

- il ritorno alle fonti per cui la teologia, liberandosi dalle sovrastrutture astratte, cerca di prendere quella prospettiva che è propria della Rivelazione: il discorso che Dio rivolge all’uomo è rivelazione del suo disegno per salvare l’uomo e nella Rivelazione non si tratta direttamente di Dio in se stesso, ma in quanto egli rivolge il suo volto verso l’uomo, donandosi a lui. La Bibbia manifesta dunque la visione che Dio ha dell’uomo, non è la teologia dell’uomo, ma l’antropologia di Dio che si occupa dell’uomo. Soltanto l’antropocentrismo in teologia, fa comprendere il geocentrismo, anzi il cristocentrismo del fenomeno umano. Non si può comprendere, infatti, e aderire a Cristo se non si parte dalla comprensione che l’uomo è creato ad immagine di Dio, che è stato spogliato di questa immagine dal peccato e che soltanto in Cristo, Immagine perfetta dell’uomo e del Padre, viene reintegrato il dialogo Dio – uomo, senza il quale l’uomo non può realizzare la sua unità esistenziale.

- La constatazione che la verità, in se stessa "astorica", non può essere comunicata e conosciuta dagli uomini che in modo "storico". La parola di Dio non giunge a noi in forma pura o in modo del tutto adeguato, perché sono sempre gli uomini che ascoltano e trasmettono il messaggio, anche se il messaggio stesso supera ogni formulazione umana. Di conseguenza la cognizione dell’orizzonte umano è quindi essenziale per comprendere la parola di Dio, ma anche per no confonderla con le sue incarnazioni storiche e per estrapolare il messaggio autentico dai condizionamenti del linguaggio umano.

- La necessità che la teologia presenti il messaggio cristiano in modo accettabile all’uomo che vive in un determinato contesto socioculturale. Questo significa che l’interpretazione umana del messaggio rivelato deve mettere in evidenza non solo in che senso esso non contraddice ai canoni legittimamente accettati da una civiltà, ma anche come si inserisce positivamente nella visione del mondo di coloro a cui è indirizzato, rinforzando i principi giusti da loro ammessi e appoggiandosi a volte su questi principi. La nostra situazione culturale è segnata dalla stima della persona umana e dalla crisi di identità di questa stessa persona, che non si ritrova più nei quadri della civiltà attuale. La predicazione del Vangelo deve dimostrare che non è inutile all’uomo una religione cattolica la quale, nella sua forma più cosciente ed efficace, si dichiara proprio in favore e al servizio dell’uomo.

2.4. Svolta antropologica e Mariologia

E’ soprattutto dal 1930 di fronte alle rivendicazioni laiciste, all’accusa al carattere anti – umano del cristianesimo e al progredire del pensiero esistenzialista, che la teologia si vide costretta a questa svolta antropologica e cioè a ridefinire la posizione e la centralità dell’uomo nel discorso teologico. Congar constata l’abisso esistente tra mondo laico che crede esclusivamente nell’uomo e poco in Dio e il mondo cristiano che crede in Dio, ma mette in un angolo l’uomo. La svolta antropologica fu il momento in cui l’uomo rivisto nella sua dimensione temporale, sociale e cosmica non fu più un tema teologico accanto a tanti altri, ma il punto di partenza per comprendere quello che Dio aveva detto all’uomo sull’uomo. Questo rinnovato interesse per l’uomo, non mancò di influenzare anche la mariologia. Nella presentazione di Maria si cominciò soprattutto a sottolineare la sua dimensione esistenziale e il suo valore antropologico. Anche la Mariologia finiva di essere, nella svolta antropologia, una scienza astratta su Maria, ma cominciava a guardare a Lei, donna concreta, vissuto esistenziale attivo e vitale all’interno della storia della salvezza centrata sull’uomo.

Molti fattori determinarono questo cambiamento:

- Movimento biblico: mentre la mariologia post-tridentina aveva insistito sulle "glorie di Maria", sulla sua grandezza, sui suoi privilegi e sulla sua vita glorificata, estraendo quasi Maria dalla condizione umana, il contatto con la Bibbia portò a sottolineare la reale situazione vissuta da Maria di Nazareth nella sua vicenda terrena. Vengono quindi sottolineate la condizione terrena di Maria, la sua unione con Cristo nel rispetto della trascendenza messianica di lui e la dimensione tipologica di Maria, Figlia di Sion, nei confronti della Chiesa.

- Ritorno ai Padri: La rivalutazione dei Padri portò a riscoprire quello che essi avevano affermato di Maria, a leggere il suo mistero secondo il messaggio della Chiesa primitiva nella sua ricchezza dottrinale e spirituale e a ritrovare l’esperienza religiosa della comunità cristiana espressa anche attraverso le loro testimonianze personali.

- Teologia kerigmatica e Storia della Salvezza: Essa fa capo a Jungmann e H. Rahner. Al posto di una teologa astratta e avulsa dalla realtà dell’uomo, essa si propose di essere non un’elaborazione sistematica delle verità di fede, ma l’annuncio della salvezza, secondo il significato della parola "kerigma" dei Padri greci. Essa attingerà alla catechesi apostolica e patristica per annunciare quelle verità di fede che Dio nella sua composizione del disegno di salvezza nella storia del mondo ha posto in primo pano e cioè: il Padre, principio fontale e beato fine; Cristo, il grande Mediatore; la Chiesa suo corpo, che insieme col Capo ritorna al Padre.

L’apporto dato alla mariologia è stato quello di aver sottolineato l’urgenza di incastonare il tema mariano nel quadro kerigmatico e cioè l’inserimento di Maria nel piano complessivo della salvezza. Questo impedisce di sottolineare i suoi privilegi, quasi fosse un’entità autonoma, e spinge invece a rispettare il cristocentrismo del kerigma, evitando di trasferire su Maria il carattere di mediatore e di archetipo proprio di Cristo. L’economia salvifica invita a vedere Maria assieme alla Chiesa, come prima creatura redenta dell’umanità affrancata, quasi a formare con essa un unico mistero.

- Movimento liturgico: Esso tese a valorizzare la liturgia come preghiera della Chiesa e fonte di autentica vita cristiana. Anche questo movimento presenta Maria sempre in un contesto storico – salvifico e nel quadro dell’unico culto cristiano. La Liturgia, infatti, propone la Vergine in intima connessione e dipendenza dal mistero di Cristo e della redenzione in Cristo, quale appare principalmente nella celebrazione eucaristica e nelle diverse fasi dell’anno liturgico e che rimane sempre la visuale centrale e informatrice di tutta la Liturgia. Nello stesso tempo essa vede Maria nel suo carattere tipologico di figura ed espressione massima della Chiesa nella sua perfezione. Tutte le espressioni, anche validissime della pietà popolare, devono essere armonizzate dalla Liturgia e coordinate ad essa.

- Ecumenismo: anche il movimento ecumenico ha contribuito a riscrivere una mariologia coerente con la S. Scrittura e i Padri e a mettere in questione quella mariologia lontana dalla realtà storico – salvifica della figura della Vergine. Maria è diventata oggi non più colei che divide le Chiese, ma il punto d’incontro sulla base della Bibbia e della Tradizione viva delle Chiese in vista della ricomposizione dell’unità.

 

3. Antropologia e Mariologia di Romano Guardini

Anche se il suo intento non fu quello del teologo di professione, del sistematico, a Romano Guardini, interessato soprattutto come educatore alla realizzazione di un’autentica vita cristiana, si deve l’aver comunicato, con rara e viva sensibilità, la prossimità di Gesù Cristi all’uomo del suo tempo. Particolarissimo fu il suo contributo dato al rinnovamento della teologia per mezzo di una più autentica interpretazione del dato della Rivelazione a partire da una costante attenzione all’esegesi della S. Scrittura, la concentrazione cristologia e ad una investigazione profonda del mistero della persona umana.

3.1. Antropologia di Romano Guardini

Guardini definisce la sua ricerca teologica come il tentativo di raggiungere uno sguardo d’insieme sulla complessità dell’esistenza cristiana, che è, prima di tutto, esistenza umana. Secondo Guardini il concreto umano è formato da coppie di principi opposti e correlati: immanenza/trascendenza, unità/pluralità, novità/continuità e anche natura/grazia, mondo/cristianesimo ecc.

Su questa constatazione egli fonda il suo discorso cristiano sull’uomo: i poli opposti vanno riconosciuti, ma devono aprirsi ai pieni superiori, in particolare a Dio, il supremo opposto, ma anche il punto superiore che rende possibile la saldatura e la consistenza del concreto. Dio, infatti, non è il nemico dell’io e del mondo, ma il "Tu" che dà significato alla vita e al mondo.

3.2. Mariologia di Romano Guardini

Il libro su Maria di Romano Guardini porta il titolo: "Die Mutter des Herrn" ed è una lettera scritta ad un amico tra il 1942-43, poi pubblicata nel 1955. Un altro libretto è quello scritto sul Rosario dal titolo: "Der Rosenkranz". Ecco, nei punti salienti, il pensiero di Guardini su Maria:

1. Guardini presenta Maria come un essere umano come noi, scartando i termini superlativi della presentazione della figura di Lei, segno dell’entusiasmo di alcuni e dell’intolleranza di altri, introdotti comunemente nel linguaggio, nel pensiero e nel sentimento, quando si parla di Lei;

2. La vicenda storica e personale di Maria è situata nel quadro della storia rivelata, perché Rivelazione non è trasmissione di idee, ma insieme di eventi e di parole concrete;

3. Nel descrivere la persona di Maria e gli eventi che la riguardano, Guardini tratteggia con sapienza magistrale la psicologia religiosa della Vergine, applicando termini esistenziali come dramma, tragicità, rischio, ecc…

4. Guardini esalta soprattutto la fede di Maria che mette la sua vita, dopo l’Annunciazione, in un’avventura quasi impossibile per le vedute umane. Il suo "fiat" non è l’accettazione di un insegnamento, ma è l’associazione all’azione di Dio, lo sprofondare nell’incognita di un evento tutto da venire. Per questo la Vergine conobbe una crescita di fede e di adesione, man mano che gli eventi si realizzavano e soprattutto attraverso la sua intima relazione col Figlio che man mano si disgelava. Non sottolineare o sottovalutare questo cammino di fede di Maria, contraddice non soltanto ai dati del Vangelo, ma impoverisce l’esperienza stessa di Maria che da donna concreta, viene trasformata in uno degli antichi miti della dea-madre;

5. In questo contesto esistenziale di Maria, Guardini, fedele alla sua concezione degli opposti, sottolinea la vicinanza/distanza tra Maria e Gesù, tra creatura/Creatore, redenta/Redentore, salvata/Salvatore. Pur condividendo ogni cosa con il Figlio, c’è tra di loro una frontiera invalicabile, una contrapposizione abissale tra il divino e l’umano, tra la creatura e Dio. Gesù è l’Incomparabile e Maria porta nella sua vita il fardello di questa incomparabilità. Ma proprio questo la rende grande: l’adesione di fede e di amore verso l’Incomparabile, il Grande che per lei è anche il proprio Figlio. Senza stancarsi mai seguiva passo per passo, con la forza della fede, il cammino che la persona del Figlio nel suo carattere arcano seguiva;

6. In questo suo costante riferimento a Cristo che la supera e nello stesso tempo la invita ad un traguardo di maggiore unione e comprensione, Maria diventa lo stimolante modello di ogni cristiano, la persona credente più vicina a noi che risplende per la sua fede sempre più forte e sempre più tenace che l’avvicina a Cristo e l’addentra nell’opera della Redenzione. Non sono quindi i privilegi, i miracoli o le leggende che la riguardano a rendercela vicina, ma la sua umanità e la sua fede incrollabile, soprattutto oggi dove la robustezza della fede è indispensabile in un’epoca piena di contraddizioni.

7. Vista in questa luce Maria esprime un mistero più vivo, più vero, più grande, più vicino alla condizione umana illuminata e trasformata dalla potenza della grazia.

4. Antropologia e Mariologia di Karl Rahner

A differenza di Guardini, Rahner resta ed opera nel campo specifico della teologia sistematica. Tuttavia come per Guardini, anche per Rahner la teologia ha valore e senso se va incontro realmente e autenticamente alla vita quotidiana. Soltanto la grande vicinanza alle piccole cose, dà alla grande teologia, anche a quella accademica, significato e forza.

4.1. Antropologia di Karl Rahner

Rahner è uno dei più influenti e significativi autori della corrente antropologica. A differenza di Guardini, egli inserisce ogni suo trattato nella prospettiva pastorale e sempre all’interno di un discorso teologico globale. Per Rahner l’uomo è essenzialmente uno spirito in ascolto della possibile rivelazione di Dio, è l’essere che ha anche il dovere di ascoltare questa rivelazione. Questa capacità metafisica di apertura verso l’assoluto, si attualizza mediante la grazia che è l’auto-comunicazione di Dio accolta dall’uomo nella fede e nell’amore. Questo mistero di grazia è per Rahner il punto di partenza per una riflessione teologica sul cristiano, tanto che la sua teologia viene detta "charisentrica", cioè centrata sulla grazia, charis. In questa prospettiva la teologia, oltre ad essere totale glorificazione di Dio, è anche necessariamente, nel suo intimo compimento, esaltazione dell’uomo. Rahner vede la ragione di questa teologia dell’uomo non solo nell’ordine della creazione, ma anche in quello storico dell’Alleanza e dell’Incarnazione, dove Dio ha voluto trattare con noi, ci ha fatto suoi interlocutori e addirittura si è fatto uno di noi, uomo come noi, Non si può fare teologia, quindi, senza fare necessariamente antropologia.

4.2. Mariologia di Karl Rahner

Il repertorio bibliografico di Rahner e contiene 40 titoli di lavori mariologico di cui alcuni inediti, senza contare gli accenni o le trattazioni presenti nelle altre opere. La valorizzazione di Maria è per Rahner un postulato delle premesse filosofico – teologiche del suo sistema antropologico appena delineato.

Ecco, in linea di massima, la mariologia di Rahner:

1. Anche Rahner come Guardini, non crede ad una trattazione autonoma sulla Madre del Signore. Un corretto discorso su di Lei, trova il suo assenso e la sua validità solo in rapporto agli interrogativi essenziali dell’antropologia e della cristologia. Lo sfondo è sempre l’orizzonte storico - salvifico dove, se il posto di Maria è definito essenziale, unico e decisivo, questo nulla toglie a vedere in Lei la creatura semplice che appartiene come noi all’unica famiglia umana. Anche Maria è bisognosa di ricevere tutto dalla misericordia di Dio e, in particolare, il dono della redenzione di Cristo;

2. Quando fede e teologia si esprimono sul significato e sull’importanza salvifica dell’uomo nella storia di Dio, devono necessariamente parlare di Maria che ha un’importanza decisiva nella Storia della Salvezza accanto a Cristo, per volontà di Dio stesso. Se la teologia deve essere antropologica, deve essere quindi anche mariologica;

3. Il significato storico – salvifico di Maria è determinato dalla sua maternità divina intesa non come un fatto puramente biologico, ma come un avvenimento spirituale – corporeo e punto decisivo nella storia della salvezza;

4. Il "Fiat" di Maria ha un significato profondo in tutta la storia umana, perché realizzato all’Incarnazione che è l’atto in cui Dio accoglie irrevocabilmente il mondo e inizia la redenzione da realizzare definitivamente con la morte di Cristo. Il "Si" di Maria è quindi direttamente soteriologico e Maria occupa, quindi, un posto centrale nella storia della salvezza, non in quanto passivamente Madre del Signore, ma in quanto con la sua libera azione lo diventa effettivamente nel dare il suo assenso all’atto decisivo di Dio;

5. Poiché il consenso di Maria è reso possibile per Grazia di Cristo, esso non solo coopera alla salvezza dell’uomo, ma è atto di accoglienza della redenzione per lei stessa. Maria è dunque anche l’esempio più perfetto della redenzione, il prototipo della Chiesa riscattata, la realizzazione del cristianesimo perfetto che è la pura accoglienza di Dio uno e trino che appare in Cristo;

6. Maria, pur essendo essenziale, unica, decisiva nella storia della salvezza, sta tuttavia interamente dalla nostra parte, appartiene come noi all’unica famiglia umana, come noi è stata redenta ed ha ricevuto tutto dalla misericordia di Dio;

7. Il rapporto tra Maria e la Chiesa è molto intimo, tanto che la considerazione dell’una giova alla conoscenza dell’altra. L’ecclesiologia salvaguardia la mariologia dal cadere nel sentimentalismo e nell’isolazionismo soggettivo e la mariologia feconda ed arricchisce l’Ecclesiologia. La Chiesa non è una sostanza statica, ma si realizza e si va continuamente costruendo di uomini concreti. Bisogna quindi guardare ad essi, se si vuole imparare a conoscere che cosa sia la Chiesa. Non esiste pertanto nessun essere umano che sia all’altezza di rappresentare la genuina essenza cristiana meglio di Maria. Effettivamente, concentrando il pensiero su questa persona concreta, nel suo modo di agire e nel suo destino, si riesce a comprendere assai meglio che non attraverso concetti puramente astratti che cosa sia la Chiesa;

8. Manifestando alla Chiesa la sua natura, Maria mostra anche all’uomo la sua vocazione ad essere immagine di Dio e a partecipare alla sua vita aprendosi a Cristo nella fede e nella donazione. Celebrando Maria noi celebriamo anche una maniera cristiana di comprendere l’esistenza dell’uomo, celebriamo e proclamiamo l’idea cristiana dell’uomo.

4.3. Alcune meditazioni mariane di Karl Rahner

4.3.1. lineamenti dell’insegnamento dogmatico intorno a Maria

a) Maria è la madre verginale di Cristo.

- Questa relazione di madre non deve essere ridotta ad una connessione puramente fisica. Ella ha ricevuto per noi il Figlio di Dio, nel "si" libero della sua fede e dal suo seno gli ha dato quell’esistenza terrena con la quale Egli poteva essere membro della nuova famiglia umana e così suo Redentore. La sua maternità è quindi opera della sua fede e non un puro processo biologico. Questa maternità divina, liberamente accettata, avviene come accoglimento della grazia di Dio che nell’Incarnazione viene al mondo e perciò in un’autentica collaborazione con Dio che opera nell’uomo. Questa funzione di accoglimento della salvezza viene assunta ed esercitata da Lei durante tutta la sua esistenza, fino all’ora della Redenzione. A motivo di questo posto centrale nella storia della salvezza, Maria è per la Chiesa il caso assoluto e radicale dell’uomo redento, colei che fu redenta in maniera perfetta e, per questo, l’archetipo del redento e della Chiesa in generale, secondo il segreto disegno della volontà di Dio. Maria fu dunque per grazia gratuita di Dio preservata dalla colpa e da ogni peccato, no fu soggetta alla concupiscenza.

- Maria fu anche non solo madre, ma madre verginale di Cristo. Questa nascita del Figlio senza contributo di un uomo ma tuttavia per vera generazione di una madre, mostra con evidenza che con questo viene posto un punto di partenza della salvezza radicalmente nuovo e che la storia dell’umanità ingombra dal peccato, non continua, ma si rinnova nella redenzione. A motivo della sua totale donazione a Cristo per il bene della Chiesa, la Chiesa riconosce Maria come sempre vergine.

- Con la sua assunzione gloriosa in cielo, Maria ha raggiunto il suo compimento perfetto col corpo e con l’anima e dal cielo intercede per noi, dove la sua funzione di madre si sublima e raggiunge la sua pienezza.

b) Maria fu una persona concreta del suo tempo.

E’ una discendente di Davide, imparentata con la famiglia sacerdotale di Zaccaria ed Elisabetta, fidanzata e sposata a Giuseppe di Nazareth. Concepisce il suo bambino in questa città e lo dà alla luce a Betlemme; è costretta a fuggire in Egitto, ma poi ritorna e vive definitivamente con Giuseppe e Gesù a Nazareth. Prende parte attiva alla vita religiosa del suo popolo, conduce una vita di lavoro, di povertà, dio amorosa accettazione delle insondabili disposizioni di Dio. Partecipando intimamente ai misteri del Figlio, dimostra di non aver accolto solo biologicamente la sua maternità, ma piuttosto nella fede, come accoglienza del volere supremo di Dio. Anch’ella conobbe la morte nell’autentico compimento della sua esistenza terrena, quale comportava il destino di tutti gli uomini, a imitazione della morte del Figlio suo.

c) Maria gode di un culto particolare

Data la sua singolare dignità di Madre di Dio e dato il posto singolare che Maria ha nella storia della salvezza e nella vita della chiesa, le viene tributato un culto particolare. Questa pietà mariana si realizza nella Chiesa concretamente per mezzo di determinate feste mariane che celebrano fatti ed avvenimenti della vita di Maria collegati ai misteri di Cristo; di altre feste con cui la Chiesa riconosce la presenza di Maria nella storia della Chiesa stessa e attraverso altre forme di pietà come le preghiere del Rosario, dell’Angelus, i pellegrinaggi, la consacrazione ecc. Questo culto della Vergine realizza la sua profezia: "Tutte le genti mi chiameranno beata".

4.3.2. maria nella teologia

Il cristiano che vuole riflettere su Maria, deve per prima cosa aprire la S. Scrittura, letta sotto la guida del Magistero della Chiesa perché la Chiesa predica ciò che legge nella Scrittura. La prima domanda che sorge spontanea è quella che sta all’origine del discorso: ma la fede, in assoluto parlando, ha qualcosa da dirci di Maria, di una donna, di una creatura? Esiste, in fondo, una teologia dell’uomo? Perché in fondo solo dopo aver risposto a questa domanda, possiamo rispondere a quella su Maria e risalendo il percorso, comprendere quello che la Scrittura, attraverso la Chiesa, ci dice di Maria. All’ultima domanda dobbiamo rispondere positivamente: si, c’è una teologia dell’uomo, una proclamazione della fede e una teologia che lodano e glorificano Dio, mentre dicono qualcosa dell’uomo. E questo per diversi motivi: anzitutto perché Dio è realmente tutto in tutte le cose e poi perché Dio nella sua ineffabile gloria, nel suo vivere eterno, ci ha fatto partecipi di quel suo proprio vivere eterno. Oltre ad aver concluso con noi l’Alleanza, egli si è fatto addirittura uno di noi, si è fatto uomo. Dopo l’evento dell’Incarnazione, nel cristianesimo non si può dire nulla di vero, di autentico, di concreto su Dio, senza confessarlo come Emmanuele, Dio con noi. Per questo il volto di Dio risplende nell’uomo e per questo la teologia, mentre è glorificazione di Dio è anche una teologia di esaltazione dell’uomo. Per questo quando parliamo del mistero di Cristo e della salvezza, dobbiamo parlare anche di Maria, in quanto in questa storia ella ha un’importanza decisiva, voluta da Dio stesso. Celebrando Dio, celebrando l’uomo che entra in contatto con Dio, non possiamo non parlare di Maria, non possiamo non celebrare Maria, perché in lei celebriamo una maniera cristiana di comprendere l’uomo, proclamiamo l’idea cristiana dell’uomo. La lode di Maria è lode di Dio che si dona all’uomo e lode dell’uomo che accoglie Dio in pienezza e con responsabilità.

4.3.3. linee fondamentali della mariologia

Qual è per i teologi il principio fondamentale della Mariologia? I teologi si dividono: alcuni dicono la sua maternità divina, altri la sua cooperazione alla salvezza, altri la sua maternità universale. Per me – dice Rahner – per prima cosa, per dire qual è questo principio, c’è da rispondere alla domanda: Chi è propriamente Maria e prima ancora a quella più generale: che cos’è il cristianesimo e il cristianesimo perfetto?

- Il cristianesimo è l’opera di Dio vivente verso di noi: è ciò che Egli, il Dio vivente della grazia, ci dà nel perdono, nella redenzione, nella giustificazione e nella comunicazione della sua propria divina gloria. In conclusione il cristianesimo è lo stesso Dio eterno, egli stesso che viene all’uomo, Egli stesso che con la sua grazia tratta in modo tale quest’uomo che questi gli apre liberamente il cuore, affinché in questo povero cuore di piccola creatura penetri tutto lo splendore della vita infinita di Dio Trino.

- Il Cristianesimo perfetto è l’accoglienza nel corpo e nell’anima del dono di Dio che è Dio stesso, in un incontro in cui offre tutto ciò che ha, tutto ciò che fa e ciò che soffre, perché questo accogliere Dio abbracci tutto il suo essere e tutta la sua storia; è la perfetta armonia e coerenza fra vita personale e funzioni ufficiali, tra la manifestazione visibile e ciò che avviene nel profondo delle coscienze; è manifestare ciò che avviene nel profondo della vita cristiana, è rendere percepibile all’esterno ciò che Dio opera nel profondo del cuore.

- Ora se questo è il Cristianesimo perfetto, possiamo dire che Maria è la sua piena realizzazione, Maria è la perfetta cristiana, la realizzazione tipica e concreta di ciò che costituisce la redenzione nella sua forma perfetta e se il Cristianesimo perfetto è la piena accoglienza di Dio, è chiaro che è la maternità divina, il massimo dell’accoglienza di Dio il principio per comprendere e capire Maria. Ma attenzione: Maria, anche Madre di Dio, anche perfetta cristiana, anche vertice il cristianesimo perfetto, sta dalla nostra parte perché tutto quello che lei è e quello che ha è tutto frutto della misericordia di Dio. Maria è colei che, simile a noi e appartenendo alla nostra parte, accede a Dio con noi, dentro questo unico immenso coro dell’umanità.

INDICE